venerdì 31 maggio 2013

giovedì 30 maggio 2013

NEMESIS IRAE – ERADIKATE KAMPAIGN


Le origini dell’ assembramento della band risalgono al 1996, anche se il primo lavoro “Opening Insane” viene pubblicato nel 2003, seguito dall’ uscita di “BDSSM” nel 2010 e in più, oltre e nello stesso anno di “Eradikate Kampaign”, uno split con i Dark Managarm e Goat Perversor; ma forse -come dice proprio il gruppo stesso- è il 2012 l’ anno da considerare la rinascita della band, poiché i gravi problemi di line-up (prolungatisi per più di sette anni) si sono finalmente risolti. La loro musica si può abbastanza sintetizzare in una fusione di band come Emperor e Dissection, anche se noto altre influenze minori di band meno classiche o al di fuori del panorama Black; il disco racchiude una grande energia, violenza e odio, una buona tecnica con passaggi veloci ed azzeccati. Partiamo dalla voce: nella sezione vocale troviamo uno scream alternato ad un clean abbastanza sporco e tirato, devo dire che come timbro mi ricorda quello di Antichrist 666 (cantante dei Thy Antichrist, notare che mi riferisco solo allo scream più basso), mentre come stilistica vocale mi riporta molto leggermente a quella degli (ex) Cradle of Filth. La chitarra esegue riff veloci e taglienti, anche se con un orecchio più attento si può sentire qualcosa che sa di riff slayeriano; la batteria è continuamente in ritmi estremi e martellanti, con molti passaggi veloci e abbastanza complicati. La qualità del suono non è delle migliori, a volte anche a tratti leggermente caotici, ma dato il genere direi che si può tranquillamente accettare; probabilmente la “barriera” della band è quella di molte altre, cioè la carenza di personalità e innovazione. Non è nulla di nuovo ma è comunque un lavoro carino, forse anche una band sfortunata visto gli anni di difficoltà alle loro spalle; spero che i Nemesis Irae non vengano più fermati, e che magari riescano a produrre qualcosa di più “prestigioso”, visto che di doti ne possiedono.

VOTO: 6/10
-SADIK-

mercoledì 29 maggio 2013

TRIUMPH OV FIRE - IN THE NAME OF BLACK PRINCIPLE


Eccomi finalmente con una nuova recensione, questa volta di un gruppo che esegue un genere che a me di solito non fa impazzire.
I Triumph ov Fire ci propongono un Black Metal abbastanza vario e con parti anche tendenti al Symphonic Black. Il punto forte del disco è la voce, ottima e adatta al genere, nonostante questo anche la parte strumentale è abbastanza valida e varia come dovrebbe essere nel Black, almeno a parere mio. Non è niente di eccezionale dato che l'originalità non è molta e la registrazione non è ottimale però questo disco si merita la sufficienza, anche abbondante per la potenza che questo gruppo
riesce a trasmettere. Un buon lavoro che se fosse registrato meglio e possedesse parti di chitarra un po' più  ponderati si sarebbe meritato un bell' 8.


VOTO: 6,5/10
-KOR3-

martedì 28 maggio 2013

SEPOLCRO - FESTERING EVOCATION


I Sepolcro son una Death Metal band italiana, ed il loro esordio è l' EP “Festering Evocation, rilasciato quest' anno. Già con la prima traccia “The Call of Cthulu” (con annesso “Intro”) ci si rende immediatamente conto come le influenze principali siano senza dubbio Obituary e Unleashed (in particolare mi ritorna molto alla mente “Victroy”) seppur con un suono reso più Doom e soffocante, anche a causa della registrazione un po' scialba. Tornando alla traccia, il riff portante è buono, il growl di Nicola Ballottari cupo e pesante, la ritmica precisa come un orologio e l'assolo soddisfacente. Si passa poi a “Gore Inquisition”, in cui prevalgono parti Thrash e rallentamenti Doom a creare una perenne tensione, ritornando poi veloce verso la fine. Sulla terzultima c'è “The Awakening Of Azathot”, la quale è quella che mi è piaciuta di meno, in quanto a livello di riff fa molto il verso agli Slayer di “Christ Illusion”, ma si ascolta comunque con piacere, seppur molto simile alla precedente. Infine vi è “Crucifixion”, la canzone che mi è piaciuta di più, con il riff principale davvero azzeccatissimo, batteria precisa al 100% ed un'atmosfera generale che riporta alla mente i mitici Bolt Thrower. In generale l' EP è sicuramente divertente da sentire, anche se il difetto principale rimane la registrazione che rende il suono della batteria un po' troppo “secco” e piatto. Riguardo alle canzoni, solo 4 tracce mi sembrano un po' poche per dare un giudizio definitivo, anche se rimango molto speranzoso per quest' ennesima band del nostro amato/odiato underground. Sepolcro, continuate così...!

VOTO: 7/10
-ULTHAR-


                                              VIDEO                                                 

lunedì 27 maggio 2013

CANCRENA – HIDDEN DEPRAVITY


Dopo tredici anni di attività e tre dischi pubblicati, gli italiani Cancrena tornano alla riscossa grazie al loro nuovo album in questione, “Hidden Depravity”. Il disco è un concentrato di energia stile Wylde con notevoli influenze delle band di riferimento Thrash anni ‘90, soprattutto per quanto riguarda Pantera e Testament; le ritmatiche del disco proseguono sempre serrate ed energiche: un buona dose di tecnica e violenza rendono il sound “vivace” e invidiabile, nonostante manchi un pizzico ti tiro che renderebbe le tracce godibili già al primo ascolto. I riff della chitarra sono di forte impatto, merito di un groove pieno e ben ritmato, soprattutto per quanto riguarda brani come “Dark Torment”, “Black Underground” e la title track “Hidden Depravity”, belli anche gli assoli. Ottima prestazione del bassista, le canzoni sono ritmate in modo non troppo semplice, e non solo, in molte parti dei brani si riesce chiaramente a sentire il bassista all’ opera, il quale fa uso anche di un’ efficace tecnica; la sezione della batteria ha una stilistica classica: doppia cassa, ritmo serrato e martellante. Alle parti vocali troviamo una voce sporca alla Anselmo, buona sia nelle parti più basse che in quelle più alte, urlate e scream; nulla da dire per l’ audio, l’ album è ben mixato e prodotto; pecca molto invece l’ originalità, servirebbe un po’ più di carattere proprio alla band, basterebbe questo sforzo per far risaltare di più la band nel panorama odierno, visto che di band ultra-influenzate ce ne sono già in abbondanza. Detto questo, attendo il prossimo lavoro di questi bravi musicisti, sperando e aspettandomi anche qualcosa di meno derivato.


VOTO: 7/10
-SADIK-

lunedì 20 maggio 2013

CROWNLAKE – CROWNLAKE



I Crownlake nascono nel 2011 quando il cantante Chris “Fehn” Da Ros (tranquilli, non è quello degli Slipknot) e il bassista Roberto “RobyKiss” Cerami chiedono aiuto al chitarrista Aram Kaladjian per lo sviluppo del loro progetto; dopo continui cambi di batterista la band si stabilizza con l' entrata di Stephan Leiter e nella metà del 2012 il gruppo si ritrova in studio per registrare il loro primo demo. Suonando Heavy/Thrash Metal la stilistica della band è piuttosto classica generalmente, ma nonostante questo si possono trovare caratteristiche non del tutto classiche del genere: possiamo quindi dire, come mi comunicano loro stessi, che la presenza di una sola chitarra rende il basso più in risalto e che sia la batteria che la chitarra puntano più sulla precisione che sulla velocità. Veniamo alla parte più specifica: come detto sopra la batteria punta più sulla precisione, eseguendo ritmi non troppo lenti riesce infatti nel suo intento; i riff della chitarra sono principalmente Thrash Metal anche se non troppo velocizzati, gli assoli presenti nei brani invece hanno la classica orecchiabilità e tecnica dell’ Heavy Metal; la parte del vocalist è più complessa rispetto alle altre, infatti il cantante cambia spesso toni e tecnica vocale, andando da uno sporco alla Anselmo ad uno scream chiuso (per intenderci meglio, quello di Dani Filth è uno scream chiuso, anche se quello di Chris non raggiunge il vecchio livello di acutezza che aveva Filth). Andando ad orecchio e sfruttando le mie discrete conoscenze nel campo, credo che i testi parlino di un’ esperienza di depressione o di pensieri causati dalla stessa malattia, ed è anche per questo che ogni brano riesce a colpire più di quanto ci si aspetti, oltre alla parte musicale. Tiratona di orecchie invece per il fonico, la bassa qualità della registrazione ha fatto sì che ogni brano, ahimè, abbia un audio molto casereccio, anche se personalmente ho sentito di peggio. Nonostante il sound voglio premiare la band dandole la sufficienza comunque meritata, attendo i prossimi lavori.

VOTO: 6/10
-SADIK-


sabato 18 maggio 2013

EMPATHICA - ORCHESTRAL NIGHTMARES

Il Symphonic Black Metal è sempre stato molto bello da ascoltare, soprattutto se in esso sono presenti tanti effetti di synth o altro, infatti con questo piccolo album di debutto gli Empathica sono entrati a far parte della mia lista di band da tenere sott' occhio! Come al solito io non mi dilungo sulle varie tracce, ma preferisco dare un'impressione generale  del disco. Con "Orchestral Nightmares" gli Empathica si sono dimostrati una band Symphonic Black degna del genere! Parti di tastiera sempre fantastiche e ammalianti, sezioni vocali in growl cattive al punto
giusto e chitarre potenti quando serve. Le varie tracce tra loro sono quasi sempre differenti, in modo da non annoiare mai l'ascoltatore e in ogni brano vi è quella dose di violenza e mistero che secondo me dona a questo album una buona dose di originalità. L'unica traccia su qui mi voglio soffermare è la quarta ovvero "Dance of dead shapes" che secondo me è la migliore di tutte, dato l'alternarsi maggiormente di parti potenti a parti più oscure e misteriose, come sopra citato. Attivi dal 2011, tra mille peripezie ci hanno impiegato ben 2 anni per produrre questo piccolo capolavoro, e posso dire che ne è valsa la pena, ottimo lavoro!

VOTO: 8,5/10
-KOR3-

                                           VIDEO

venerdì 17 maggio 2013

ECHOTIME - GENUINE



“Genuine” è qualcosa di veramente speciale, un vera e propria opera, priva di banalità o semplicità. Una reale storia fatta musica, un racconto trasportante, epico ed intrigante. Gli Echotime danno vita ad un disco completo e dinamico, quasi una fusione degli apici di band come Ayeron, Dream Teather, Avantasia e Symphony X; probabilmente come avrete già intuito la stilistica della band naviga sul Progressive/Power Metal, ma non mancano comunque riferimenti all’ Industrial, Heavy Metal e Hard Rock. Il disco è suddiviso in quattro atti, ovviamente indispensabili per la creazione della storia narrata nel disco, presumibilmente l’ album funzionerebbe bene anche da colonna sonora per un film. Veniamo alle sezioni più precise: le chitarre eseguono riff non troppo leggeri da un forte sapore Industrial Metal (anche se mi ricordano abbastanza gli ultimi dischi dei francesi Adagio, stesso per i ritornelli vocali), ciononostante non è l’ unica cosa che rappresenta l’ influenza del genere, infatti anche una buona dose di synth sia elettrici che sinfonici padroneggiano le quinte. La batteria possiede un suono pieno e dinamico, facendo anche uso della doppia cassa continua nelle parti solo strumentali e alternata in quelle cantate, per il resto la stilistica è pienamente in Progressive; ottimo vocalist scelto dalla band, il cantante dispone infatti di una voce sporca e molto espressiva che si addice perfettamente ai brani; nulla da dire per la parte del bassista (che ha il mio stesso cognome), le canzoni sono ben ritmate e senza sbavature. Non credo che gli Echotime siano a livello esordiente, infatti la band ha con se una valanga di talento e di passione che hanno accuratamente iniettato nel disco; anche alle orecchie meno esperte non potrà scappare la cura e la precisione del suono, la ricerca di un songwriting complesso ed intrigante condito con un velo cupo e misterioso, presente anche nella musica. Forse è un po’ presto per descrivere questo disco un capolavoro, ma di certo non passerà inosservato; lettori, ascoltatelo ed innamoratevene.

VOTO: 9/10
-SADIK-

giovedì 16 maggio 2013

KALIAGE - WHITE OBLIVION


I Kaliage partono proprio bene, questo è l'unico pensiero che riempie la mia testa ascoltando il loro EP "White Oblivion". La band propone un Alternative Metal con varie sfaccettature che riesce molto facilmente a stupire l'ascoltatore. Parti violente in growl alternate a sezioni più leggere e flebili accompagnate dalla voce pulita, schema usato poco nelle canzoni odierne che appunto produce un bellissimo effetto. Dei difetti di questo disco si può parlare solo della banalità in alcuni punti delle parti di chitarra, ma per il resto un lavoro veramente ben fatto! Un' altra cosa da menzionare è lo stile scelto per suonare, che purtroppo si può trovare già in band come Three Days Grace o simili, e per questo non posso esagerare con il voto. Nonostante queste piccolezze "White Oblivion" è un EP degno del vostro ascolto e degno di nota! Ottimo lavoro Kaliage!

VOTO: 7/10
-KOR3- 


mercoledì 15 maggio 2013

RESONANCE ROOM - UNTOCHABLE FAILURE


Oggi parliamo sempre di una band della "My kingdom Music" che con questo gruppo si è assicurata  qualcosa di molto valido. I Resonance Room con "Untouchable Failure" infatti ci propongono un Gothic/Progressive metal veramente fatto bene; diciamo che hanno trovato un miscuglio perfetto di due generi che da soli a me non sono mai piaciuti.  Il punto di forza del disco secondo me è la voce che risulta sempre mixata bene con due linee differenti che risultando dissonanti e ipnotizzanti che producono un effetto bellissimo (detto tra  parentesi le voci mi ricordano molto i Mushroomhead dell'ultimo album). Infine la parte strumentale è veramente ottima, soprattutto la sezione della chitarra che riprende  come già detto gli stili di Progressive e Gothic metal.  Ottimo lavoro della band che secondo me si assicurerà un futuro sin da subito!

VOTO: 7,5/10

-KOR3-


martedì 14 maggio 2013

FROZEN HELL – RISE!



I Frozen Hell nascono nel 2011 quando a Patrick (batterista) scatta la scintilla di creare una band Metal; dopo qualche tempo la formazione si stabilizza e la band inizia a comporre. Il loro Melodic Death è facilmente riconducibile, sotto vari aspetti, a band come In Flames, Amon Amarth e Children of Bodom, anche se quest’ ultimi li vedo più come un Power Metal estremizzato. “Rise!” è un EP accuratamente prodotto e di discreto successo, leggendo la bio che la band mi ha mandato è giusto notare che, dice la band, non è stato aggiunto nessun filtro o correzioni elettroniche, per rendere il suono più “reale”. Da notare il brano “The Pursuit of Death”, medley tra “Death in fire” e “Pursuit of Viking” degli Amon Amarti; indiscutibilmente la band possiede e fa buon uso di un’ efficace tecnica, soprattutto da parte della batteria, la quale ritma perfettamente i brani facendo un uso massiccio della doppia cassa legata a colpi di piatti. Sezione ancor più tecnica è quella delle chitarre: riff complessi e veloci forse ispirati dalle più classiche band Melodeath, niente male anche gli assoli, veloci e ben strutturati; vocalmente troviamo growl e scream con tonalità non troppo complesse ma che comunque riescono a trovare una certa sintonia con la parte strumentale; ottima esecuzione quella del bassista, spesso si sente sullo sfondo mantenendo costantemente una discreta complessità. Forse l’ unico “problema” della band è la mancanza di un buon tiro, dopo aver ascoltato quasi dieci volte il disco alcuni passaggi non li ho molto chiari nella mente; non è nulla di innovativo, ma ragazzi, voto massimo per un EP.

VOTO: 7/10
-SADIK-

lunedì 13 maggio 2013

PLAUSIBLE CONTRAST - MADNESS-PAZZIA

Premessa per iniziare: il gruppo di cui sto per trattare adesso fa parte di un genere che io non ho mai avuto modo di ascoltare più di tanto. Si tratta dell' Harsh-Noise, il genere cacofonico e dissonante per antonomasia; una di quelle proposte musicali riservate per pochi e che va amata o odiata integralmente. I Plausible Contrast sono un progetto solista italiano appartene a questo filone, e “Madness” è il loro EP di debutto. A partire dalla prima traccia, “Happy Noise Days” (una specie di rifacimento della sigla dell'omonima serie televisiva), uno come me che non ha masticato molto Harsh-Noise rimane con la faccia perplessa e si domanda “Ma che cacchio è?”; eppure viene anche una certa curiosità di fondo per sentire tutta la follia che permea l' EP. Si passa poi a “Il rumore del silenzio”, traccia completamente muta tranne per gli ultimi due minuti, e a “Mechanic Electric Balls”, che sbaraglia il cervello come se fosse strusciato sulla carta vetrata. Vi sono poi le due parti “Pandemonious” che come dice il titolo si rilevano le più “incasinate” dell' EP, tra campionature, segnali di disturbo, parti silenziose e credo quelle che siano urla filtrate; praticamente l'equivalente di un vortice pieno dei suoni più disparati che l'umana mente possa decidere di ficcarci dentro. Alla fine vi sono “Paura acida”, che è quasi simile a “Il rumore del silenzio” e “Worms over London”, che ha il compito di chiudere 25 minuti di puro disordine elettronico allucinante. Non so cos'altro dirvi: come detto prima, questa musica va amata o odiata integralmente a seconda dei propri gusti. Vi avviso solo: cercate di sentirlo a volume medio-basso o c'è rischio che vi becchiate un bel mal di testa (come è stato per il sottoscritto).

VOTO: 7/10
-ULTHAR-

domenica 12 maggio 2013

MIDGAARD - CEMETERY OF SADNESS


Non sono soddisfatto pienamente da questo disco, mi aspettavo qualcosa di più pesante e violento: alcuni riff e alcuni passaggi ritmici non mi hanno convinto pienamente, ciononostante non è un brutto album. Belli i riff Folk di chitarra acustica all'inizio di alcune tracce, mi hanno ricordato in parte quelli degli Ulver di Bergtatt. Buone prestazioni vocali del cantante, sebbene ceda in qualche punto all'interno del disco, la voce del cantante è uno degli elementi che mi sono piaciuti di più in questo disco. Aggiungo un parere personale dicendo che la traccia migliore, secondo me, nel disco è la numero 7, Cemetery of Sadness (The End of Life), ovvero la title track. Disco discreto.

VOTO: 7/10
-Dom-

venerdì 10 maggio 2013

CREST OF DARKNESS – IN THE PRESENCE OF DEATH



Dopo ben 17 anni di attività e 6 di distacco dalla pubblicazione del disco precedente, i Crest of Darkness tornano con “In the Presence of Death”. Probabilmente la band sarà già nota agli amanti del Black/Death, ma forse anche agli appassionati del Power/Prog, vista la presenza del front-man Ingar Amlien, ex Conception. Come avrete notato è un bello sbalzo passare dal Power al Black, infatti ascoltando i brani non è un caso che il basso si senta molto di più rispetto ai canoni del genere, stesso vale per la pulizia del suono. Il disco offre un Black Metal tradizionale da una rigatura Death  con tanto di influenze Doom; le mura erette delle chitarre, la batteria fulminea quanto i passaggi e i cambi tempo, le dannate e rabbiose voci legate ad una buona tecnica creano un vortice musicale che non da scampo all’ ascoltatore. Le ben riuscite “Demon Child”, “In the presence of Death” e “Welcome to my Funeral” riescono ad incidere positivamente sull’ album, comunque già godibile di suo nel generale. Sperando sia di vostro gradimento, concludo dicendo che il disco è indubbiamente ben riuscito, ma purtroppo credo che alla band manchi ancora l’ album che le farà fare il salto di qualità che i fans aspettano.

VOTO: 7/10
-SADIK-


giovedì 9 maggio 2013

STN09 & RITVALADDIKT: SIGNALS OF COLD NOTHINGNESS


Prima di leggere la recensione, è giusto precisare che tutti e due gli artisti hanno contribuito ad ogni singola traccia

Signals of Cold Nothingness è uno split Dark Ambient contenente due tracce, entrambe della durata di 20/25 minuti, appunto degli artisti STN09 e  Ritvualaddikt. Belle le atmosfere create nella prima traccia, "I", personalmente apprezzo molto gli effetti sonori particolari e le sonorità cupe, quasi misteriosi ed a tratti soffocanti, che seppur molto lungo si lascia ascoltare con piacere, ma credo che comunque si possa chiudere un occhio riguardo alla durata. E' grazie ad "I" che ritengo buono questo split, se si fosse fermato a questa traccia l'avrei gradito molto di più. Purtroppo però la seconda traccia, quella di Ritvaladdikt, è meno interessante rispetto alla prima: sembra una scopiazzatura poco riuscita e meno atmosferica di "I" e oltre a ciò ci si mette la lunghezza del brano a peggiorarla. Molto buono il risultato della prima traccia, ma ahimé, il secondo non ne è all'altezza e stona con quanto fatto precedentemente. Il risultato è solo sufficiente, peccato.

VOTO: 6/10
-Dom-

lunedì 6 maggio 2013

CHERRY A-BOMBS – LET ME SLEEP



Le Cherry A-Bombs nascono nel 2009 dall’ unione delle idee di quattro giovani ragazze, sin da subito entusiaste e partecipi per la creazione e sviluppo del progetto. Già dagli inizi la neonata band inizia a comporre materiale inedito dal sapore Punk-Rock inizialmente, e più verso l’ Alternative Rock/Rock ‘n’ Roll col passare del tempo. L’ EP è strutturato su sei tracce: il singolo “Let me Sleep” (successivamente riarrangiato in chiave Dance, Acustica ed Indie), un brano tributato alla female band Runaways (live) e “Who’s Normal?” (live), canzone tratta dal repertorio della band. Come prima citato la stilistica della band vaga sull’ Alternative Rock, leggermente influenzata dal Rock ’n’ Roll e dal Pop, per quest’ ultimo genere soprattutto in “Let me Sleep”; i vari arraggiamenti dell’ omonimo brano sono ben fatti, ma ascoltando il disco è possibile che annoi proprio per la ripetitività, mentre per i brani live nulla da aggiungere, personali e ben strutturati. Le musiciste se la cavano bene considerata anche l’ età, in un’ intervista svelano che la loro “anima rock” deve essere ancora svelata, speriamo di non aspettare troppo a lungo però! (Dai, devo dirlo, non sono neppure male come ragazze).

VOTO: 6/10
-SADIK- 

domenica 5 maggio 2013

ORGANIC ILLUSION - DECEPTION


Oggi avrò l'impegno, ed anche il piacere, di recensire un gruppo che non fa parte di un solo genere, nonostante io abbia constatato il contrario su Metallum e altri siti simili. Gli Organic Ilusion sono una band italiana di Porto San Giorgio, Marche, attiva dal 2008 e arrivata al traguardo del debutto con il loro “Deception” l'anno scorso. Il genere in cui sono principalmente etichettati è quello del Groove Metal; effettivamente è vero, visto i ritmi potenti ma medi e la voce del cantante Giacomo Artico dannatamente simile a quella di Robb Flynn dei Machine Head (coincidenza?), ma il gruppo presenta anche sonorità riconducibili allo Stoner Rock (in particolare quello dei padrini Kyuss e degli Spiritual Beggars), tanto che da darne una sola classificazione sarebbe un errore, almeno a parere mio. Parlando del disco, le 6 tracce sono divertenti e godibili per chi è fan di uno solo o di entrambi i generi, a partire già dall'iniziale “Divine Criticism”, passando poi per “Freedom In Cage” e “Pests”. Le tracce migliori rimando la title track (una vera mazzata Stoner dal ritornello niente male) e “Mind Control”, la più indiavolata dell'album. Riguardo ai difetti, quello più grosso è sicuramente la longevità: 28 minuti non sono pochi, ma neanche abbastanza da farlo inizialmente pensare che sia un CD (infatti se non fosse stato per il mio girovagare su Metallum avrei continuato a pensare fin da subito che fosse un EP). Altra carenza è la mancanza di virtuosismi o comunque di assoli veramente ispirati (quelli presenti sono corti e carenti di complessità) che avrebbero potuto conferire all'album un taglio ancora pù Rock. In ogni caso, ve lo consiglio assolutamente.

VOTO: 8/10
-ULTHAR-

venerdì 3 maggio 2013

ACID TALES – HERE COMES THE STORM



Gli Acid Tales sono una band Psychedelic Rock proveniente da Campobasso; se state cercando una band che esegue Psichedelica utilizzando pesantemente synth o strumentazioni al di fuori delle classiche, ahimè, state sbagliando gruppo. Eh sì, i nostrani Acid Tales fanno uso di strumenti basilari, ricavandone una musica essenziale ma incisiva ed adatta a tutte le orecchie. Il genere suonato dal complesso va preso più ampiamente con il termine “Rock”, ma se si vuole andare più nello specifico, si tratta di Psychedelic Rock con tendenze all’ Acid, Progressive, Alternative e Garage Rock. Durante il piacevole ascolto probabilmente la cosa che più colpisce è la calda voce di Vincenzo Cervelli, rauca ma emozionante; spesso nella sezione delle chitarre sono presenti arpeggi o riff acustici, accompagnati da ritmi lenti e precisi creati dalla batteria. Nonostante la nostranità e la melodicità, gli Acid Tales sanno essere aggressivi ed evocativi, un’ altra band che –si spera- terrà vivo il genere nel nostro paese.

VOTO. 6/10
-SADIK-

giovedì 2 maggio 2013

ORIGOD - A NEW DAWN FADES


Oggi ci troviamo un disco di una band a cui dare un genere sarebbe un errore! Gli Origod infatti ci presentano "A new dawn fades". La definizione migliore per il tipo di musica suonato da questa band potrebbe essere "Post-Core" come d'altro canto si auto-definiscono. Con questo disco ci propongono un miscuglio veramente valido di vari generi, piacevole da ascoltare soprattutto per la parte strumentale.  Non posso altro che fare i complimenti a tutti i membri che hanno saputo dare un tocco veramente alternativo a un EP che già di suo era buono. L'unica pecca che posso trovare in questo albu, è la voce che con quel growl/scream non va molte volte a braccetto con il resto della strumentazione.  La parte veramente buona, come potrete aver intuito è la strumentazione, che riesce veramente ad ipnotizzare l'ascoltatore in molti passaggi! Di conseguenza, nel complesso questo album è poco ripetitivo, con una base strumentale buona e canzoni senza somiglianza fra loro; nient'altro da dire se non che la band ha fatto veramente un buon lavoro!

VOTO: 7/10
-KOR3-